
Foto: valseriananews.it/
Un requiem in forma ufficiale celebrato alla presenza della massima istituzione italiana. Il “Requiem” celebrato a Bergamo con cui si voleva commemorare le persone decedute per o con il COVID19, il realtà è stato il sigillo alla fine dell’Italia repubblicana perché altro non è stata che una passerella di politici perché,, come denuncia il Comitato “Noi Denunceremo”, Comitato che conta oltre 60 mila aderenti, nessuno dei parenti delle vittime è stato invitato.
E’ stato come se si fosse celebrato la fine dell’Italia repubblicana dopo che il Presidente del Consiglio dei Ministri ha violato, con la scusa del virus e nel silenzio di tutti, presidente della repubblica compreso, la Costituzione italiana e i diritti costituzionali dei cittadini.
Il requiem in definitiva, è stato come mettere il sigillo ad una storia tipicamente italiana che ha toccato nel profondo i cittadini.
Ed è stato un requiem ovviamente “blindato” probabilmente per timore di contestazioni che i cittadini bergamaschi, parenti delle vittime, giustamente inviperiti ed offesi , potevano mettere in atto durante la cerimonia.
La denuncia che lancia il Comitato è molto grave perchè coinvolge anche la RAi il cui cronista avrebbe più volte affermato che la cerimonia si stava svolgendo in presenza dei parenti delle vittime, tenuti a debita distanza oltre il cordone di sicurezza.
Insomma, oltre l’offesa anche la disinformazione. Troppo per chi ha sofferto migliaia di morti.
Si è scavato, in presenza del presidente della repubblica, un fossato enorme tra istituzioni e cittadini.
E’ stato in definitiva, la certificazione della fine dello stato di diritto.
“Descìulet, senò indomà ansè che amò” dice un proverbio bergamasco che tradotto significa “svegliati, altrimenti domani siamo ancora qui” – e che significa che i doriani sono gente tosta, non si ferma e non dimentica.
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