Leggevo da qualche parte delle furibonde polemiche sorte a Ragusa sulla rumorosità della movida a Marina. Nulla di nuovo, ho ben presente quelle, cicliche, che investono il centro storico di Catania.
Tutto compreso in un solo problema: il volume della musica sparato al massimo per ore ed ore. Oh, non è solo problema presente nelle varie movide. Basta arrivare nei parcheggi coperti di qualche ipermercato per ritrovarsi d’incanto come nella sala di una discoteca. Ed il suono sparato ti segue pure nei singoli esercizi commerciali all’interno delle gallerie.
Senza remissione di peccato, angelo custode (non proprio angelico) assegnato a tutti i clienti da qualcuno che, evidentemente, “può” senza dover dar conto a nessuno. E così tutti, ma proprio tutti, lattanti compresi, vengono costretti a sorbirsi per ore ossessivi ritmi tecno od altro. Obbligati dal fatto di aver scelto di far compere in quel determinato posto, non dalla proprietà. Ovvero dal masochismo che, a volte me compreso, molti abbiamo nel far del male ai nostri timpani ed a quelli dei nostri figli e nipoti.
E, approfitto della occasione che mi offre La Sicilia, problema che affligge pure molti bar e ristoranti. Si va per consumare al tavolo e scambiare due parole e ci si ritrova immersi pure nel karaoke.
Esagero? A volte mi viene da pensare di sì, visto che a lamentarsi “ufficialmente” non siamo tanti. Poi, però, ripenso al fastidio che spesso provo e continuo… a protestare. –
La soprastante lettera è stata gentilmente pubblicata da La Sicilia , ed. Catania , di oggi .
Ritengo però che la tematica investa tutte le città d’Italia e moltissimi locali .
Pertanto la metto in circolo .
Vincenzo Mannello
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