Sulla Libia è sceso il silenzio ma ogni giorno che passa appaiono sempre più chiari i guasti, probabilmente insanabili, che l’intervento della NATO ha prodotto nel paese. I morti stimati sono oltre 50 mila ma questa stima è evidentemente indicata per difetto considerato che il Ministero della Guerra britannico, vantava l’uccisione di circa 35 mila persone.
50 mila o 70 mila, non è tanto il problema del numero delle vittime che dovrebbe far riflettere i governanti NATO e italiani, quanto il caos e l’anarchia che ha prodotto la distruzione di quello che era l’apparato statale del paese.
La Libia oggi è una paese destabilizzato in condizioni peggiori di quanto gli USA non hanno lasciato l’Iraq.
I “ribelli” considerati appartenenti alla parte buona della Libia, dopo aver combattuto per la “Nato”, vantano crediti politici e in denaro (la NATO ha sospeso i trasferimenti concordati proprio a causa del caos e del nepotismo che ha prodotto il suo intervento) , ma soprattutto, combattono fra di loro per conquistare il potere.
Il CNT (Comitato Nazionale Transitori) autoproclamatosi “reggente” del paese con il benevolo assenso della NATO, anziché garantire la transizione, si comporta da vero e proprio “governo” dispotico e dittariale legiferando contro il buon senso e contro i diritti dei cittadini.
Ne è testimone la legge n. 37 che vieta ai sostenitori di Gheddafi di candidarsi alle elezioni.
La cosa anomala che fa capire quanto confusione c’è nel CNT, che la legge è stata approvata da chi è stato non solo sostenitore di Gheddafi, ma anche ministro del deposto e ucciso Rais.
La legge 37 ha subito modifiche, volutamente ambigue, ed è andata oltre, prevedendo il reato di “apologia” della rivoluzione e l’introduzione di pene severissime fio al carcere a vita.
Dire semplicemente: forse andava meglio con Gheddafi, potrebbe costare al libico impenitente, il carcere a vita…
E’ però curioso come con la legge 38, si dia una specie di immunità a quanti si sono macchiati di reati anche gravi.
Con questa legge 38, i responsabili dei massacri a Sirte e altrove hanno nulla da temere e chi è coinvolto in casi di tortura dei detenuti può continuare senza conseguenze – a patto la sua azione si mirata “proteggere la rivoluzione” – ossia per mantenere la dittatura NATO-CNT.
Questa è la realtà della nuova Libia: guerra civile, risorse sprecate, e il collasso sociale, ma anche motivo di destabilizzazione dell’intera aera nord africana.
E l’Italia sta a guardare nella speranza di avere contratti e vantaggi economici.
Dalla Libia all’Afghanistan … il passo è breve e i risultati analogamente catastrofici.
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