Fulvio Pesco, sul blog Palingenesi, fa una riflessione sull’incredibile blocco dei trasporti in Sicilia e conseguente blocco economico dell’Isola, definendo la protesta, irrazionale e scellerata nel modo in cui è stata attuata, “ rivolta siciliana”.
Che a queste proteste, per motivi ovvi si siano associati movimenti sicilianisti con poca visione del futuro, appariva ovvio, così come è apparso ovvio il distacco dei siciliani da questi forconi , anche se un tam tam interessato ha cercato di far passare le proteste di pochi, la protesta dei siciliani e per lo Statuto.
Da qui a parlare di “rivolta” dei siciliani, ce ne passa, e molto …
Secondo Pesco, “i media hanno cercato in tutti i modi di ritardare la notizia che in Sicilia il popolo stava bloccando tutto, contravvenendo all’interesse primario giornalistico, quello di dare le notizie il prima possibile, magari facendo lo “scoop”, per un interesse superiore di carattere non professionale, dimostrando – per chi ancora non se ne fosse accorto nel 2012 – che i mezzi di informazione a diffusione nazionale non sono per niente liberi ma servi meschini del Padrone. E quando ne hanno parlato, lo hanno fatto quasi sempre per “infangare” la rivolta dando risalto inverosimile a semplici sospetti di “sostegni” mafiosi alla rivolta (memorabile, in senso negativo, il titolo in prima pagina del Giornale di Sicilia del 19 gennaio che, a caratteri cubitali, diceva “Gli imprenditori: la Mafia spinge la protesta dei TIR”). “
Non entrando nel merito di altre considerazioni di Pesco, pensiamo che la sua riflessione non tiene conto fondamentalmente di due cose: contro chi è stata messa in atto la protesta e quali sono le sue basi e le richieste.
Alla prima è semplice rispondere: contro i siciliani che per una settimana sono rimasti ostaggio di chi si era arrogato il “scaro dovere” di chiedere l’attuazione integrale dello Statuto ….
Se all’inizio dietro ai forconi non c’era nessuno, passando i giorni gli unici che si sono accodati sono stati alcuni movimenti sicilianisti che pensavano, a torto, di poter ottenre visibilità dalla protesta.
Non ci sono stati i politici perché da subito si sono accorti che era una protesta irrazionale nei modi in cui ès tata attuata e vacua, come sempre, nelle proposte …
Alla seconda, non meno facile, si può rispondere semplicemente che se è vero che l’agricoltura siciliana è in crisi e che i trasporti sono penalizzati, è altrettanto vero ed innegabile che la crisi è stata creata dagli stessi agricoltori ed alimentata da una classe politica sempre disposta, per motivi feudali, ad elargire contributi a pioggia senza mai attuare programmi di ammodernamento del sistema agricolo alla situazione mondiale.
Ovvero, alla globalizzazione.
A ciò si aggiunga che per una buona parte degli agricoltori questa attività sarebbe un dopolavoro da utilizzare per riuscire ad ottenere finanziamenti ed agevolazioni senza produrre alcunché.
E’ poi impensabile pensare di fare l’agricoltore producendo poco più che due o tre quintali di uva, o lavorando su uno o due ettari di terreno.
Questo accadeva nel 1800, o agli inizi del 1900, ma ormai da decenni l’agricoltura è nel mondo, una vera e propria industria, con una propria filiera e con produzioni tali da poter mantenere il mercato.
La Sicilia produce tutti i tipi di frutta ed ortaggi ed importa dal nord Italia, dalla Spagna, da Israele, dalla Tunisia, dalla Francia e, addirittura, potendo vantare una buona produzione florovivaistica, dall’Olanda.
Ce ne sarebbe tanto da riflettere sui propri errori prima di protestare …
Nelle proposte di questi forconi non si legge alcuna proposta di ristrutturazione del sistema e di censimento della popolazione agricolo “produttrice”, si legge solo, a meno di sviste, finanziamenti europei, blocco delle cartelle esattoriali, ed altro.
E cosa dire degli autotrasportatori. Come si fa a pensare nel 2012 la sopravvivenza di una azienda di trasporto fatta dal solito “padroncino” …
In un sistema economico come quello attuale, il trasporto può essere redditizio solo se organizzato a livello industriale, cioè, organizzando una società, anche per azioni (da escludere le cooperative per ovvie ragioni),
che possa contare su un sistema di trasporto integrato e dare al cliente una varietà di offerte e prezzi.
E’ chiaro che un padroncino oggi sia strangolato dai debiti perchè i costi di esercizio sono superiori alle entrate e perchè la sua offerta è fuori mercato.
I prezzi al cliente sono superiori a quelli che può offrire una società strutturata per tale tipo di attività.
I giornali non si sono interessati a queste proteste?
Forse, ma chi protestava e perche ?
Noi comunque ce ne siamo sempre interessati, e da subito abbiamo scritto che si è trattato di una protesta irrazionale ed illogica e che ha danneggiato soltanto la Sicilia e la sua economia.
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