“Quanto scoperto dalla Guardia di Finanza al mercato ortofrutticolo di Vittoria non fa altro che rafforzare la bontà delle nostre rivendicazioni”. E’ il commento del Presidente della Confagricoltura siciliana, Gerardo Diana in merito agli illeciti riscontrati nel corso del blitz delle fiamme gialle di Ragusa ed in particolare a quello della immissione nei mercati di quasi 30 tonnellate di pomodoro tunisino naturalizzato “siciliano”.
Come predicatori nel deserto abbiamo da lungo tempo denunciato i pericoli per la nostra agricoltura causati dagli accordi in deroga che vanno avanti senza regole nè controlli. Vale poi la pena di ricordare il caso del “green corridor”, l’accordo sottoscritto con l’Egitto per l’importazione di prodotti agricoli, definito senza la partecipazione, o quantomeno l’assenso, del ministro competente.
“Il problema – precisa Diana – è che per il principio della concorrenza, tanto caro al nostro premier, gli agricoltori europei devono essere trattati allo stesso modo. Su questo concetto niente da eccepire tranne poi il fatto che la stessa Unione Europea ed il governo nazionale cambiano le carte in tavola introducendo elementi di distorsione quali gli accordi in deroga con i Paesi extracomunitari che comprendono, guarda caso, solo le cosiddette “produzioni mediterranee. La concorrenza in questo caso è sicuramente sleale, non solo per i diversi costi di produzione, ma soprattutto per tutto quel che riguarda il rispetto dei disciplinari comunitari in materia di sanità degli alimenti, di sicurezza del lavoro, di salvaguardia dell’ambiente e di oneri fiscali”.
In attesa di un ravvedimento europeo, mai sollecitato con forza dalla nostra rappresentanza politica, la soluzione da noi prospettata ai vari tavoli regionali di concertazione, che a partire dal 2008 si sono susseguiti con all’ordine del giorno la crisi del comparto, è quella di attivare, attraverso un’unica cabina di regia, dei controlli su tutti i prodotti di importazione per verificarne la salubrità e tracciarne l’origine. La nostra condizione di isola renderebbe molto facile, a causa delle poche e conosciute vie di ingresso, lo svolgimento dei controlli da effettuare con poche persone, ben addestrate, e con una dotazione strumentale adeguata. Si tratta di una cosa da fare subito per evitare che tra qualche mese scoppi nuovamente la rivolta dei cerealicoltori soffocati dalle montagne di grano estero di dubbia qualità”.
“Molte volte – conclude Diana – siamo stati tacciati di proporre soluzioni non in linea con i tempi moderni e dettati dai temi della globalizzazione selvaggia. La realtà è che anche coloro che si autodefiniscono innovatori sono il più delle volte a corto di idee e di iniziative”.