“Se la figlia del boss Totò Riina vuole impegnarsi nel consiglio di circolo della scuola elementare deve prima dire pubblicamente ‘no’ a Cosa nostra. E c’è un modo solo per farlo: prendere le distanze dal padre e dai fratelli e convincerli a collaborare. Diversamente qualsiasi impegno sociale è una presa in giro, un modo per ribadire una presenza, che va respinta e isolata ”.
L’etichetta di uomo dell’antimafia che è stata cucita addosso a Peppe Lumia non ci pare proprio che lo possa autorizzare a farsi pubblico censore specie quando la persona che prende di mira, secondo i canoni della democrazia è libera e senza macchia.
gli dia l’autorità storica, morale e civile per poter chiedere alla figlia di Riina di ripudiare qualcosa di cui non fa parte, né tantomeno chiedergli di chiedere al padre e ai fratelli di collaborare .
Il suo impegno sociale, da cittadina libera e senza alcun gravame giudiziario, non può e non deve essere messo in discussione per colpe non sue.
“Far parte di un organismo scolastico – ha aggiunto Lumia – vuol dire prendere iniziative e decisioni che riguardano l’educazione e la formazione dei ragazzi, anche e soprattutto sul fronte della legalità e del bene comune. Pertanto è necessario che tutti i componenti abbiano le carte in regola per ricoprire un ruolo così delicato”.
Come fa Lumia a dichiarare che la figlia di Riina che vuole impegnarsi nel sociale non ha le carte in regola, è forse lui che rilascia le patenti ?
Ma chi può mai chiedere di ripudiare la mafia se, almeno fino ad oggi e secondo la Magistrura, non vi ha mai fatto?
Combattere la mafia, egregio Lumia, significa far vivere con dignità, onestà e rispetto, quelle persone che non per loro scelta sono figli, fratelli, o parenti di mafiosi.