Tutti stanno a discutere e Berlusconi, come nel 2010, ancora una volta ha messo nel sacco Napolitano. Dicembre 2010 e Novembre 2011 sono due date che a molti non dicono nulla ma nei palazzi del potere sono accaduti due fatti che dimostrano quanto la Versailles italiana formata dal Quirinale, da Palazzo Chigi, da Palazzo Madama e da Montecitorio, sia lontana anni luce dalla vita reale del paese.
Ieri al Quirinale, si è consumata un’altra farsa politica. Il presidente del Consiglio costretto (?) a dimettersi a … condizione.
Come nel 2010 il presidente Napolitano in modo innaturale e contrario alle procedure costituzionali, concede al presidente del consiglio dimissionario o dimissionato, tempo per l’approvazione di atti politici di fondamentale importanza per il paese, ovvero, la legge finanziaria prima di passare al voto di fiducia.
Ieri, ha concesso a Berlusconi il tempo necessario per approvare, o tentare di approvare, la legge di stabilità con il max emendamento che si vuole imporre così senza alcun contradditorio parlamentare.
Un piano diabolico i cui risvolti sono tutti da capire e le conseguenze, per gli italiani, immaginabili, o meglio, già attuali considerato che lo spread dei BTP italiani è salito a 570 punti …
Le dimissioni a tempo non convincono nessuno e nel mondo napolitanamente dicono “cà nisciuno è fesso” e vendono il credito italiano mentre la casta fa balletti a Versailles e Napolitano, paladino della Costituzione, cade nel secondo tranello di Berlusconi.
E ovviamente, come nel 2010, a ieri sera è iniziato quel famoso e tanto odiato mercato di parlamentari che proprio nel 2010 finì in Procura … ma solo per fare scena.
I mali italiani sono della pochezza della politica, ma l’instabilità della governabilità italiana sta tutta nell’art 67 della Costituzione italiana il cosiddetto divieto di mandato imperativo «ogni membro del parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato».
In Italia questo articolo è interpretato nel modo più estensivo possibile e quindi ogni parlamentare una volta eletto appare libero di cambiare partito e di non rispondere quindi alla base elettorale che lo ha portato al parlamento. Può far cadere un governo e restare comodamente seduto sugli scranni parlamentari iscritto ad un altro partito, magari d’opposizione.
Se veramente questi signori della casta vogliono stabilità politica, c’è solo da modificare questo maledetto articolo inserendo una riga … il parlamentare che nel corso del suo mandato intende cambiare partito o coalizione decade automaticamente dalla carica … I
E’ l’unica cosa seria da fare.
Ma perché nessuno, compreso il presidente Napolitano propone una modifica costituzionale ?
Provate ad indovinare …
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