Per contrastare il lavoro “nero” e quello “irregolare”, il Dipartimento Lavoro della Regione Siciliana attraverso gli ispettorati provinciali del lavoro, ha firmato una convenzione con i Comandi Provinciali della Guardia di Finanza. A sottoscriverla il Comandante Regionale Sicilia della Guardia di Finanza, Generale di Divisione Domenico Achille, e il Dirigente Generale del Dipartimento Lavoro, Alessandra Russo.Al di là delle affermazioni protocollari del Gen. Achille che ritiene che la convenzione e’ legata al rinnovato quadro dei rapporti di collaborazione tra Guardia di Finanza e Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali già sottoscritta a livello centrale e che viene ora mutuata anche a livello regionale in relazione alla specialità prevista per la Regione Siciliana dal relativo Statuto, nella realtà questa convenzione non è che il solito accordo burocratese che non avrà alcun effetto pratico nella vita quotidiana dei siciliani.
Il perché è facile a precisarsi. Tutti sanno che oltre il 60% dei lavoratori del privato, e per privato includo anche lavoratori di società che svolgono servizi per enti pubblici, sono “schiavizzati” perché assunti per lo più a tempo indeterminato o determinato part time per una media di 4 ore giornaliere, sono costretti a lavorare mediamente 8 o 9 ore al giorno senza alcuna possibilità di protestare.
A quasi tutti viene negata la giornata di riposo (anche se questa viene regolarmente iscritta sul foglio paga), quasi sempre non viene retribuita adeguatamente la giornata festiva, di ferie non se ne parla, ed altro ancora noto sia alla GdF che agli enti ispettivi.
La colpa? Innanzi tutto del sistema “drogato” Sicilia e ovviamente della paura degli schiavi di perdere il posto non solo presso il datore di lavoro negriero, ma di non essere assunto da altri perché, è cosa altrettanto nota, certi atteggiamenti sono veicolati opportunamente tra imprenditori.
Secondo quanto si afferma nel comunicato della Regione, la Convenzione prevede, un contrasto capillare a livello locale (Ispettorati Provinciali del Lavoro e Comandi Provinciali della Guardia di Finanza) dei fenomeni di sfruttamento dei lavoratori “immigrati e in nero” compresi extracomunitari clandestini.
A parte lo scambio di “informazioni” mirate, se non c’è la volontà politica di perseguire i negrieri siciliani e non solo, attraverso un aumento del personale ispettivo in modo che ogni città possa contare di un numero di addetti adeguato, se non si prevedono leggi che stabiliscano la chiusura delle attività economiche per lamento tre mesi e in caso di recidività la chiusura definitiva senza che l’imprenditore possa riaprirne altra sotto altro nome, e se non si provvede a tutelare il personale vessato, i protocolli e le convenzioni lasciano il tempo che trovano.
Più o meno come i patti etici e quelli antimafia. Una semplice dichiarazione di intenti e nulla più. Insomma, direbbero a Napoli: tanto per fare ammuino.
Tutto ciò, senza alcuna colpa da parte della GdF che sembra lottare contro i mulini a vento e con gli scarsi mezzi economici e di personale di cui dispone.
Forse, se si elimissero le scorte dei signori della casta, se si restiuisse la dignità a tanti agenti costretti a fare da autista al potente di turno, si potrebbe recuperare un bel pò di personale (e soldi), per la lotta al lavoro nero.
Ma la casta potrà mai pensare agli schiavi ?
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