Gli striscioni che mostrano Paolo Borsellino come “tarocco” della giustizia, calpestati dai manifestanti del “partito dell’amore” di Silvio Berlusconi, Dell’Utri e Miccichè, non offendono la memoria di un uomo morto per mano ancora “ignota”, offendono la Sicilia, i siciliani e quanti, seguendo l’esempio di Paolo Borsellino, cercano di combattere il sistema politico-mafioso che ìmpera in Sicilia.
La piazza del partito dell’amore e del fare, del partito che dice di essere dell’antimafia, e che ha nella compagine governativa molti ministri e sottosegretari “siciliani”, ha mostrato quanto rispetto ha per l’amore, per la giustizia e per i morti.
Le immagini sono impietose e mostrano in tutta la sua gravità il poco, o nulla rispetto che “questo” popolo della libertà avverte per la memoria di chi, “Siciliano” con la “S” maiuscola, ha combattuto contro la mafia fatta di collusioni con la politica e di interessi trasversali con la finanza e con le grandi industrie del nord italia.
Nessuno sembra aver fatto rimuovere quei “infamanti” striscioni e questo accumuna il popolo della libertà della piazza con il governo del fare e dell’amore.
Dove si trovavano le forze dell’ordine?
Possibile che l’uomo del palco non abbia visto la vergognosa “esibizione” di civiltà mostrata dai suoi “sostenitori” ?
Come mai nessuno dell’organizzazione ha pensato di far togliere quegli indecenti striscioni ?
Come mai il signor Berlusconi non ha “stigmatizzato” e denunciato questi vili gesti?
Domande che non avranno mai risposta ma oggi, forse più di ieri, si possono capire le parole di Borsellino quando affermava che “lo avevano lasciato solo e condannato a morte”.
E quando parlava di isolamento e condanna a morte non parlava certo di mafia …
Il “silenzio” statale su Borsellino si ripete. Nessun politico sembra essersi reso conto della gravità di quanto successo a Roma, e Berlusconi, meno che meno.
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