A volte ci chiediamo cosa è rimasto della Sicilia onesta, laboriosa ed ospitale. Dove è finito quel popolo che si è sempre considerato, quasi come gli ebrei, un popolo eletto a cui è stato concesso di vivere su un’isola bella e rigogliosa.
I siciliani, popolo “eletto” condannato a vivere però in un’isola bella e dannata, e come gli ebrei, ad una esistenza tribolata e piena di incognite.
Ci diamo risposte più variegate possibili per lo più per nascondere la realtà che ci circonda.
I tempi sono cambiati, i ritmi di vita totalmente diversi, i problemi economici e un futuro mai roseo sono gli ingredienti di una situazione socio economica al collasso causato essenzialmente ,dall’assenza di una classe politica capace e lungimirante.
Ed allora, i siciliani sono divenuti assenti e ed egoisti. Ogni cosa pubblica o che interessa il pubblico e la collettività fa sbadigliare il siciliano che mostra un comportamento beffardo e cinico, mentre la casta è perennemente aggrappata al potere.
Nessuna virtù resta tale quando si è al potere e di conseguenza diventa presto un difetto fatto passare per virtù. Il siciliano ha perso anche la dote dell’autoironia.
Ed allora i politici, istituzioni, titolari di aziende e paradossalmente anche operatori di associazioni onlus, diventano sempre più spesso rappresentano retorica mista a cinismo. Ogni azione, ogni pensiero di chi esercita il potere è diretto a come mantenerlo e, qualora lo avesse perduto, come riottenerlo.
L’onore, il senso civico, l’onestà personale ed intellettuale sembrano non albergare nelle menti di certi potenti, e il popolo, a cui dovrebbero dedicare la sua opere e che dovrebbero servire, diventa suddito a cui concedere, di tanto in tanto, un discreta attenzione e a cui fare qualche regalia.
Mi guardo in giro e vedo un popolo distante ed assente, privo di ogni interesse, quasi distaccato dalla realtà che lo circonda e mi accorgo di essere fuori dal coro, perchè non accetto supinamente l’arroganza e l’incapacità della casta politica, la prepotenza di chi “conta”, il clientelismo e l’assistenzialismo, e la disonestà istituzionale.
Ed allora mi chiedo: io sono siciliano?