I politici italiani, specie quelli della maggioranza, hanno risposto in maniera alquanto scomposta alla sentenza della Corte Europea dei diritti dell’Uomo di Strasburgo e gridato allo scandalo. Dichiarazioni insofferenti contro una sentenza che fa chiarezza sulla distinzione tra religione e stato laico che sembrano quasi un tentativo per ingraziarsi l’assoluzione vaticana a cui certa politica è sempre stata sottomessa. Ma questo rientra nello stato delle cose italiche. Incredibile invece è l’uscita del Vaticano che con il suo portavoce diffonde una nota con cui si afferma che « è grave voler emarginare dal mondo educativo un segno fondamentale dell’importanza dei valori religiosi nella storia e nella cultura italiana”.
Premesso che non c’è nulla di religioso nella cultura italiana, appare incredibile il Vaticano mischi la sacralità della religione con la storia culturale del paese che è assolutamente laica.
E’ indubbio che al clero questa sentenza non vada giù. Il crocefisso è visto in certi ambienti vaticani come il simbolo della sottomissione italiana alla Santa Romana Chiesa.
A noi il crocefisso non dà fastidio, da fastidio da cittadini liberi, che il Vaticano vanti ancora, dopo il 1870, diritti sull’Italia e pretenda ancora di orientare il normale svolgimento di uno stato, quello italiano, che è LAICO.
Il problema non è solo nelle scuole, è anche negli uffici pubblici e nei tribunali, dove si sentenzia in nome del popolo italiano e non in nome del papa re.
La religione è un fatto personale. Non è accettabile che per fare contenti i preti e il Vaticano l’Italia diventi “ufficialmente uno stato teocratico” a sovranità limitata..
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