
Odore di mafia
E sì, la mafia ora odora, infatti spesso sentiamo dire che tal tizio è in odore di mafia … Incensurati, con tutti i diritti costituzionali in regola, per la collettività e per le istituzioni devono essere emarginati perché in odore di mafia. Un assurdo tipicamente italiano che tocca solo persone “normali” che neppure inquisite vengono additate come possibili mafiosi mentre per i politici e personaggi influenti anche se inquisiti o addirittura incarcerati per fatti di corruzione o mafia, vige il diritto dell’indulgenza.
Piena solidarietà da tutte le parti al politico ed al personaggio influente che secondo il rituale della casta, sarà in grado di dimostrare la sua estraneità ai fatti “addebitategli”. E se non sarà in grado di dimostrare la sua estraneità, lo stato li perdona e li fa eleggere in Parlamento.
Ma sono politici e quindi anche se condannati non sono … delinquenti.
Condanna senza appello per quanti incensurati, sono parenti di un mafioso per chi è in “odore di mafia”. Come se l’ipotesi che una persona libera e non inquisita possa essere mafioso sia entrata nel codice penale e quindi da condannare senza necessità di indagini, processi e condanne.
L’antimafia si sa, per esistere ha necessità della mafia, ma questo stato di necessità nel tempo è diventata una vera e propria paranoia collettiva che tocca anche le istituzioni e le forze di polizia.
E’ di qualche giorno fa la notizia che il presidente della squadra agrigentina dell’Akragas solo per aver dedicato la vittoria ad un amico detenuto per fatti di mafia (detenzione preventiva) si è visto arrivare addosso improperi da tutte le parti. Tutti indignati ed ovviamente, sull’onda dell’indignazione, la questura di Agrigento gli toglie l’autorizzazione ad organizzare le partite della sua squadra.
Ed ancora, sempre nell’agrigentino, un prete chiama a raccolta i fedeli invitando due ditte locali a dare il proprio contributo per la parrocchia. E giù critiche perche i titolari delle due aziende, incensurati, sono … in odore di mafia.
E’ notizia di qualche giorno fa anche il fatto che a Bari una bambina viene rifiutata dalle scuole dell’obbligo perché il padre è un esponente della criminalità locale. Un clamoroso e grave caso di diritto allo studio negato per “futili” motivi. Il Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe intervenire per punire chi, con comportamenti gravi viola il diritto costituzionale allo studio ad una bambina.
Un atteggiamento assurdo che dovrebbe far riflettere a quanti vivono all’ombra dell’antimafia.
Ed ancora, al presidente della seconda squadra agrigentina viene tolta l’autorizzazione della questura per l’organizzazione delle partite perché dopo tanti anni si scopre che è nipote di un mafioso, come se il solo fatto di avere uno zio mafioso sia un a vera e propria condanna.
Si è oltrepassato la soglia della decenza ed è grave che le istituzioni, a cominciare dalle questure si allertino per fatti inesistenti e prendano provvedimenti a carico dei soggetti “condannati per paranoia” sull’onda dell’antimafia di professione.
Non si può in nessun caso far pagare ad un parente di un mafioso le colpe di quest’ultimo, così come non si può additare di “odore di mafia” persone che sono incensurate e neanche sotto inchiesta giudiziaria. Ma poi chi decide se un soggetto è in … odore di mafia?
Qualcuno deve intervenire per mettere fine a questa barbarie che calpesta il diritto costituzionale del cittadino, ma soprattutto qualcuno deve intervenire affinché le istituzioni non alimentino con atteggiamenti e decisioni alquanto criticabili, una paranoia collettiva che può portare solo danni.
Commenti